venerdì 23 febbraio 2007

E. Rhode nel 1876 collegò la nascita del romanzo all’ambiente della Seconda Sofistica, movimento culturale che fiorì nel II d.C., rintracciando in questo genere letterario da un lato le atmosfere ed i tñpoi elegiaci, dall’altro la letteratura di viaggi. La tesi dello studioso tedesco, se da un lato venne confutata dal ritrovamento di alcuni frammenti papiracei del racconto sentimentale incentrato sulle figure storiche di Nino e Semiramide, databili al II-I sec. a.C., dall’altro fu affiancata via via da altre teorie, che miravano a mettere in collegamento il romanzo greco ora con l’Odissea (come sosteneva E. Schwartz, 1896), ora ad interpretare la maggior parte dei romanzi antichi come testi iniziatici, portatori di significati allegorici e collegati ai miti egizi di Iside ed Osiride (è questa la tesi di K. Kerényi, 1927). La critica odierna, lungi dall’aver trovato una soluzione alla questione dell’origine del romanzo, ha studiato anche gli influssi che vari altri generi possono aver avuto, spaziando «dalle declamazioni alla storiografia, dalla poesia erotica all’epistolografia, dalla poesia drammatica alla tradizione novellistica (la fabula Milesia)», senza dimenticare l’influsso dato dall’epos o meglio dalla dissoluzione del genere epico. È infatti «significativo che anche l’apparizione della novella e del romanzo nella cultura occidentale (la novella nel XIV sec. in Italia, il romanzo nel XIX sec. in Inghilterra, Francia, Germania) sia stata messa in relazione dagli studiosi di narrativa moderna con la dissoluzione del poema epico a causa dello sfaldamento della società e della cultura aristocratiche ed oligarchiche», come dice giustamente Fedeli. Ricapitolando, al materiale romanzesco che esisteva in epoca preletteraria, si sommano influenze derivanti dalla tragedia, specie euripidea, dalla commedia nuova, da Apollonio Rodio, dalla biografia idealizzata di Senofonte, la Ciropedia.
Degli autori dei cinque romanzi greci conservati per intero (arrivati tramite la selezione bizantina, che ha privilegiato le storie di amori puri e contrastati, tñpow da cui si discosta parzialmente solo il romanzo di Achille Tazio, che presenta alcuni accenti di sensualità), la cui datazione è stata modificata dalle scoperte papiracee avvenute agli inizi del secolo scorso, si conosce poco. Più facile è individuarne le tematiche e le strutture narrative, lo stile, il pubblico cui queste opere erano destinate.
Nei cinque romanzi la narrazione si sviluppa secondo uno schema rigido, che prevede l’innamoramento di due giovani, l’interruzione del loro amore a causa di ostacoli imprevisti che li portano a compiere viaggi avventurosi, maltrattamenti, unioni momentanee fino al lieto fine della vicenda. Lo sviluppo della storia si snoda quindi assieme ad una serie di motivi e situazioni: amore a prima vista, seduzione, riflessioni filosofiche, scene esotiche, naufragi, cattura dei protagonisti da parte di banditi, morte apparente di uno dei protagonisti. In particolare, va sottolineato come, sotto il profilo tematico, il romanzo di Longo Sofista si distacchi dagli altri per l’ambientazione pastorale e per una particolare attenzione ai sentimenti dei due protagonisti più che alle peripezie della vicenda. Invece, la sostanziale linearità dell’intreccio viene meno solamente nel romanzo di Eliodoro, che prevede l’inizio della vicenda in medias res e il suo progressivo disvelamento attraverso la tecnica del flash-back.
Il pubblico, a cui queste composizioni erano riservate, era quello della società post-classica, di individui che non si ritrovavano più nella struttura comunitaria della pñliw, ma vivevano nella dimensione cosmopolita prima delle monarchie ellenistiche, poi dell’Impero romano. Il romanzo, a questi individui, offriva intrattenimento, consolazione, evasione, mettendo al centro della vicenda i buoni sentimenti e personaggi assolutamente simili a quelli della vita comune e venendosi a costituire come letteratura di consumo destinata all’intrattenimento.
Portando la nostra attenzione sul romanzo a Roma, ci si deve innanzitutto chiedere quale incidenza abbia avuto tale produzione greca sui due grandi romanzi latini, il Satyricon di Petronio e le Metamorfosi di Apuleio.
Se in un primo tempo si riconducevano queste due opere al realismo e all’erotismo proprie della fabula Milesia (la novella emerse come prodotto letterario autonomo intorno al 100 a.C., quando Aristide di Mileto compose una raccolta di novelle erotiche intitolate Milhsiak‹), le scoperte papiracee che da un lato hanno consentito la ridatazione dei romanzi greci, dall’altro hanno supportato gli studi di R. Heinze, sottolineanti i rapporti del Satyricon con i romanzi greci, pur impiegando gli elementi tipici della satira menippea, gli influssi della quale però incidono in particolar modo sulla scelta del prosimetro e sul carattere licenzioso e dissacratorio di alcune novelle. Del resto anche nel Satyricon la trama riguarda una coppia di innamorati e presenta gli elementi convenzionali del viaggio, della tempesta, del naufragio e del salvataggio miracoloso, ma la coppia è costituita da un giovane e dal suo amasio e non c’è nella storia nessuno spazio per la castità. Il romanzo è inoltre percorso da due motivi che ricorrono e che garantiscono l’unità dell’opera: il motivo della morte ed il tema del labirinto.
Su questo sfondo di rapporti così complesso, vario e mutevole si collocano anche le Metamorfosi di Apuleio, in cui sono presenti sia l’eros proprio della fabula Milesia che gli intenti religiosi isiaci. La struttura della storia è organizzata in un racconto-cornice che ne accoglie altri di tipo novellistico, che si raccordano alla vicenda narrata nel racconto-cornice e scandiscono le tappe dell’evoluzione spirituale del protagonista.
La predominanza che il genere romanzo occupa da quando è andato diffondendosi nel panorama letterario odierno pone degli interrogativi su cosa fosse questo genere nell’antichità, su chi lo praticasse, su quando e dove venisse prodotto e sul perché si sia sviluppato solo in determinate epoche. Quindi, dopo aver dato la risposta a questi interrogativi, risalta con evidenza il problema della differenza tra quello che il romanzo era allora rispetto a quello che è oggi, visto che, come afferma Fedeli «il romanzo greco e latino, in quanto genere letterario, non ha avuto un futuro e ha esaurito la sua non lunga vita nel mondo stesso che lo aveva generato» E' poi evidente come il romanzo sia il prodotto letterario più a portata di mano con cui voi studenti entrate in contatto in ambito extra-scolastico, nelle eventuali scelte di letture personali: studiarne l’antecedente classico, in maniera ovviamente problematica e rilevandone le differenze, fornisce non solo un’ulteriore chiave di accesso al mondo antico, ma può anche aiutare a comprendere l’oggi, nella continua e senz’altro motivante dialettica tra il nostro passato e il mondo contemporaneo.

giovedì 22 febbraio 2007

Link di amici... quelli che vedete qui a destra sono i link di altrettanti blog didattici creati da colleghi...

mercoledì 21 febbraio 2007

chi è hereward...

è un eroe fuorilegge che mi ha appassionato...

Maurice Keen chiama “Ciclo della foresta” la narrazione di storie d’eroi ai margini, non esponenti dell’alta nobiltà, che lottano contro un invasore che li deruba delle loro terre e della loro identità. Così è per l'eroe-fuorilegge Ervardo nel romanzo del XII secolo in latino a lui dedicato, il De Gestis Herwardi, che anticipa gli stessi topoi presenti nella vicenda di Robin Hood e che sembra essere il primo modello di cristallizzazione di un genere che ha probabilmente la sua origine nell’oralità della tradizione anglosassone. Questi eroi vivono nella foresta uscendone solo per brevi periodi per attaccare il nemico e non sembrano essere vincolati all’etica cavalleresca, com’è, per esempio, nei romanzi del ciclo arturiano: essi, infatti, compiono anche azioni inspiegabilmente cruente in cui la superiorità del vincitore non dipende solo dalla sua vis epica, ma scaturisce in realtà soprattutto da una dissimulata e scaltra furbizia.

Ma quando e dove nasce il romanzo prima che nell'Inghilterra del XII secolo?

alberto

mercoledì 14 febbraio 2007

Ehm... mi è uscito il nome hereward, che era il nome che volevo dare al blog (vi svelerò in seguito chi è...), come firma. Ho provato a modificare il profilo... vediamo se adesso esce il nome corretto. Scusate...
Chi è Menez? Menez è semplicemente il soprannome con cui mi chiamavano i miei compagni di classe al liceo, "grazie" alla fantasia del nostro insegnante di inglese, che si divertiva a creare nomignoli per tutti noi... e allora perchè non tornare agli spensierati (ma ne siamo sicuri?) anni del liceo, quando ero ancora dall'altra parte (non voglio dire della barricata, ovviamente... ;) ), per dare il nome a questo blog, creato adesso che invece mi sto formando (non ridete...esistono sul serio delle scuole dove si impara a fare i prof... ;) ) come insegnante?
Piano piano imparerete a conoscermi, a "vedere" cosa faccio con le mie classi, a sapere cosa ne penso di quello che avviene nel mondo della scuola, della ssis...
un saluto
amenez